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Come coltivare legalmente cannabis in casa

La coltivazione di cannabis in casa per hobby è un’abitudine molto diffusa. Grazie all’evoluzione della scienza, anche in spazi ridotti è possibile gestire senza problemi coltivazioni in grado di garantire risultati soddisfacenti.

Oggi come oggi, per esempio, grazie ai semi autofiorenti – acquistabili in pochi click su e-commerce famosi come Sensoryseeds – si possono ottenere piante di marijuana nane e molto discrete.

Chiarita questa importantissima premessa, possiamo entrare nel vivo dei consigli per coltivare la cannabis in contesti domestici senza difficoltà.

Quando iniziare?

La gestione delle tempistiche di semina nella coltivazione della cannabis può cambiare notevolmente a seconda della zona climatica in cui ci si trova e dell’esposizione alla luce del sole. In linea generale, però, è il caso di iniziare in tarda primavera o in estate.

Quali semi scegliere?

Per i coltivatori casalinghi, i già citati semi autofiorenti sono l’optimum. Si tratta di una soluzione comoda per diversi motivi. Da un lato, come già accennato, permettono di ottenere piante di piccole dimensioni.

Dall’altro, invece, sono la risposta giusta a chi non ha budget o tempo a sufficienza da investire nella gestione del ciclo di illuminazione.

Tutto questo è dovuto alla varietà da cui è partito il loro sviluppo, la ruderalis, una tipologia di cannabis originaria della Siberia, una zona del mondo caratterizzata da un clima ostile, peculiarità che rende necessario, per qualsiasi pianta, ottimizzare il processo di crescita in poco tempo.

Le autofiorenti, infatti, fioriscono molto rapidamente. Già dopo una decina di settimane dalla semina, si può procedere con il raccolto.

La scelta del terriccio giusto

Le piante di cannabis, che quando si coltiva in casa andrebbero posizionate, se possibile, su un davanzale, così da garantire il massimo dell’esposizione solare – nel caso delle autofiorenti, non è sostanzialmente necessario integrare con illuminazione artificiale – richiedono un terriccio che, di base, sia già ricco di sostanze nutritive.

Procedura di semina

Parliamo ora di un tema di grande importanza a livello pratico: la procedura concreta di semina della cannabis. Premettendo il fatto che, con la coltivazione in vaso, si possono apprezzare risultati molto interessanti e che, nel caso delle autofiorenti, è meglio evitare i trapianti, ricordiamo che, per partire, è necessario scavare un buco di profondità ridotta (la lunghezza di un’unghia, per intenderci).

Si inserisce poi il seme, che va coperto con il terriccio, e si inumidisce leggermente la superficie.

Nei primissimi giorni, è importante accertarsi che la superficie sia sempre umida (basta nebulizzare un po’ d’acqua qualora ci si dovesse accorgere che il terreno è asciutto).

Dopo minimo 3 giorni – massimo una settimana, è possibile notare i primi mm di piantina che spuntano dal terreno.

La gestione dell’irrigazione

Una volta arrivato il punto appena ricordato, chi coltiva cannabis in casa e in vaso non deve fare praticamente più niente. Gli unici compiti a cui deve dedicarsi sono il monitoraggio delle condizioni della pianta e l’irrigazione.

In linea di massima, le piantine di cannabis autofiorente vanno innaffiate 2 – 3 volte a settimana.

Nella fase di crescita, è importante garantire ai propri esemplari un flusso d’aria di entità media.

I coltivatori casalinghi che vivono in zone molto calde, dovrebbero ruotare le piante nelle ore della giornata in cui la luce solare raggiunge la sua massima intensità.

Il raccolto

Quando arriva il momento del raccolto, è consigliabile, in virtù delle dimensioni ridotte della pianta, procedere ramo per ramo. Se possibile, è il caso di dedicarsi a questo compito nelle ore iniziali del mattino. A questo punto, arriva lo step della pulizia delle cime e della rimozione dei residui resinosi.

Dopo questa operazione, tecnicamente nota come trimming, le cime vanno lasciate essiccare per 10 – 15 giorni in un luogo fresco, asciutto e pulito, possibilmente buio.

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